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Cos’è il fast fashion e quali sono le conseguenze sull’ambiente

Fino a 20 anni fa, nessuno aveva sentito parlare di fast fashion. Lo shopping era un evento occasionale, un’attività che accadeva poco e per necessità, relegata ai cambi di stagione e di taglia. Poi i vestiti si sono fatti più economici. Sono comparse le prime catene di abbigliamento lowcost, lo shopping è diventato un hobby e il mondo della moda è stato completamente rivoluzionato.

Improvvisamente, tutti potevano indossare le ultime tendenze spendendo pochissimo. Troppo bello per essere vero. E infatti… ti sei mai chiesta come sia possibile realizzare in grandi quantità, e a prezzi accessibili a tutti, una così vasta varietà di abiti? A quanto pare, l’industria del fast fashion un modo l’ha trovato, ma in molti si stanno chiedendo se possa avere effetti distruttivi sull’ambiente.

Certo, ti permette di acquistare vestiti a un prezzo conveniente, ma tra i tanti vantaggi e svantaggi della moda fast fashion ci sono anche delle ripercussioni per la salute di tutti. Scoprirle può permetterti di fare acquisti più consapevoli.

 

Cos’è l’abbigliamento fast-fashion: una definizione

 

Partiamo dal capire cos’è il fast fashion. Può essere definito tale quel tipo di abbigliamento economico e alla moda che, prendendo spunto dalle passerelle, trasforma le tendenze in capi di tutti i giorni. Facilmente reperibili in qualsiasi centro commerciale e in decine di negozi nelle vie principali delle nostre città, i capi fast-fashion vanno fuori stagione da una settimana all’altra.

L’idea di fondo delle catene di abbigliamento a basso costo è di immettere sul mercato gli stili innovativi il più velocemente possibile e a un prezzo abbordabile per chiunque. Contestualmente, alimentano il bisogno di possedere l’ultima novità e la sensazione che ripetere un outfit già proposto sia un errore.

 

Quali sono le ripercussioni ambientali della moda fast-fashion

 

Le catene di abbigliamento lowcost hanno bisogno di ridurre i costi e accelerare i tempi di produzione. Dunque, per realizzare i propri vestiti le industrie della moda fast fashion esportano la produzione all’estero, in quelle nazioni dove possono contare su una manodopera a basso a costo.

Niente di male. Ma paesi meno attenti alle esigenze salariali, e alla qualità di vita dei lavoratori, lo saranno anche nei confronti delle modalità produttive necessarie a preservare l’ambiente? Probabilmente no. Infatti, a trasformare ogni capo fast-fashion in una piccola minaccia per l’ecosistema sono principalmente tre elementi. Vediamo quali sono.

 

I tessuti: cotone e poliestere su tutti

 

I due materiali più usati dal fast-fashion sono poliestere e cotone. Nonostante abbiano un’origine ben diversa, sono egualmente problematici.

Il poliestere deriva dal petrolio ed è il principale responsabile delle microplastiche presenti nei nostri mari. È non biodegradabile e poco traspirabile, quindi non adatto a stare a contatto con la pelle. In poche parole, è nocivo per l’ambiente e l’uomo.

Non va meglio con il cotone, che presenta difficoltà simili pur essendo di origine naturale. Biodegradabile e traspirante, il cotone non è un tessuto intrinsecamente inquinante, ma la sua produzione e lavorazione lo sono.

Per processare il cotone, le catene di abbigliamento lowcost impiegano ingenti quantità di acqua e fanno uso smodato di pesticidi. Non solo. La coltivazione intensiva di cotone creatasi per il fast-fashion ha gravato enormemente sui bacini idrici dei paesi in via di sviluppo, traducendosi in rischi di siccità perenne, disboscamenti e vari problemi per la biodiversità e la qualità del suolo.

 

fast-fashion

 

L’impatto dei coloranti

 

Anche la tintura dei capi è altamente dannosa per l’ambiente. Seconda solo all’agricoltura, l’industria della moda è la maggiore inquinatrice di acqua pulita al mondo. La causa? I coloranti tessili iper-economici e tossici impiegati nella fast fashion.

Con la tintura si dà o si cambia colore a un materiale immergendolo in un bagno di liquidi dove vengono sciolti dei coloranti. L’acqua usata in questo processo è tanta e difficilmente recuperabile.

Nei paesi in via di sviluppo la situazione peggiora. Qui la sostenibilità non è un problema primario e l’acqua di scarto viene scaricata illegalmente nei fiumi. Di conseguenza, viene poi utilizzata per annaffiare piante, dissetare persone e animali.

 

I rifiuti della produzione fast-fashion

 

I vestiti della fast-fashion inquinano soprattutto dopo essere stati smessi. Infatti, alla stessa velocità con cui vengono creati, spesso, vengono anche dismessi dai consumatori. Con 52 collezioni all’anno, non c’è da meravigliarsi se la vita media di un indumento lowcost sia di qualche settimana: una volta comprato e utilizzato in poche occasioni, il capo viene gettato creando enormi rifiuti tessili, che risultano difficili da riciclare.

Trattandosi per la maggior parte di fibre sintetiche, i capi della fast-fashion non possono essere smaltiti in modo naturale e rimangono a inquinare discariche e terreni per anni. Occupano spazio inutilmente e rilasciano sostanze chimiche nocive nei suoli, per poi finire negli inceneritori e incrementare l’inquinamento atmosferico. Anche disfarsi del fast-fashion costa, e a pagarne le conseguenze è sempre il pianeta.

 

Il fast fashion, solo con consapevolezza

 

Trasformare prodotti usabili in prodotti consumabili sta condannando il nostro pianeta. L’industria della moda fast fashion è responsabile di una grossa fetta delle emissioni annuali di gas serra. Ma questo non significa che sia impossibile trovare delle soluzioni alternative, né che tu debba smettere di avere un occhio di riguardo per il portafoglio. Se conosci il problema alla radice, basta unire i punti per trovare strade più sostenibili.

Se inizi a compiere passi proattivi, come acquistare prodotti di marchi fast fashion che rispettano l’ambiente, sei già sulla strada giusta. Dunque, quando entri in un negozio, per acquistare un vestito, fallo da consumatore consapevole. Informati sui brand che andrai a scegliere, lascia che i valori ambientali in cui credi guidino i tuoi acquisti e contribuisci a rallentare il cambiamento climatico.

Anche il risparmio energetico è un’azione positiva nei confronti dell’ambiente e ti permette di migliorare il tuo benessere economico. Dunque, ecco qualche consiglio utile per ridurre i consumi senza rinunciare alle tue abitudini.

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